A scuola di Pace

All’indomani dell’invasione della Russia dei territori dell’Ucraina a scuola si sentono due nuove parole: guerra e pace.

di Basma Aissa

Mi sono chiesta se sia sufficiente nominare queste parole o fare disegnare ai bambini la bandiera della pace con matita e righello per infondere in loro il vero sentimento della pace. E’ piuttosto riduttivo, superficiale e confusionale. Essere costruttori di pace non vuol dire semplicemente conoscere una bandiera, seppur simbolica, ma è frutto di un lungo processo educativo fondato su solide basi pedagogiche in cui gli adulti ascoltano, accolgono, accompagnano i futuri cittadini. L’incapacità di relazionarsi con gli altri è una delle maggiori cause di conflitto.

Edgar Morin ci ha esortati ad “imparare a vivere” in un mondo sempre più complesso ed in continuo cambiamento, un mondo sempre più interconnesso in cui occorre avere le password del nostro tempo: imparare a costruire legami, imparare a confrontarsi con gli altri ed imparare a trovare infinite strade alternative.

Educhiamo i bambini a trovare armonia ed equilibrio con se stessi, con gli altri e con l’ambiente che li circonda. Educhiamoli al movimento, a non restare indifferenti davanti al male, alle disuguaglianze, alle violenze e alle ingiustizie. Educhiamoli ad una “decrescita felice”(Serge Latouche), ad essere grati per ciò che si ha invece di concentrarsi su ciò che non si possiede. 

Maria Montessori ci ha invitati a “seminare nei bambini idee buone anche se non le capiscono”. Ebbene sì, le idee buone, come il desiderio della pace, si vivono quotidianamente attraverso la cultura della non violenza, l’etica del prendersi cura, il dialogo, la cooperazione e la condivisione di esperienze e vissuti emotivi, quali competenze trasversali di cittadinanza. Da educatrice, mi preoccupa la mancanza dei tempi e degli spazi di ascolto in ambito scolastico. Abbiamo bisogno ora più che mai di essere contagiati dalla “pedagogia della lumaca” (Gianfranco Zavalloni) con un ritmo lento e non violento per poterci narrare e per ascoltare le storie altrui.

Vi sono diversi linguaggi ponte per promuovere la cultura della pace. Ne sono alcuni esempi il gioco, il teatro, l’arte, lo sport e la musica, i quali hanno il potere di stimolare conoscenza e relazioni, per dar voce anche a chi di solito è invisibile. Queste forme di linguaggio permettono di incentivare il cambiamento inteso come un processo generativo e creativo rispetto alle proprie conoscenze e ai propri modelli, ma soprattutto sono un terreno fertile per costruire occasioni di convivenza in cui si intrecciano identità, pensieri ed emozioni.

La scuola intensa come laboratorio in movimento e come comunità in cui creare opportunità di incontri, è una scuola che apre le sue porte anche alle diverse organizzazioni che lavorano per la pace affinché possano portare la loro diretta testimonianza e scuotere le coscienze. Per realizzare tutto ciò non dimentichiamoci di creare alleanze educative con le famiglie e con la comunità del nostro territorio.

La pace non è affatto una materia da insegnare una volta a settimana, ma è lo sfondo integratore dell’intero processo educativo e formativo volto alla promozione del benessere dell’uomo, è un’attitudine quotidiana da seminare nei nostri sguardi, gesti e parole. La pace si diffonde con l’alfabetizzazione dei cuori e nell’incontro con l’Altro, la pace si scopre abitando la casa del Noi.