700 ettari di verde a Modena, Legambiente: “Non si comprometta l’attività agricola”

“Gli interventi di forestazione non possono essere contrapposti all’uso agricolo. Occorre invece riqualificare gli ecosistemi agricoli presenti sul territorio comunale.”

Come recentemente dichiarato dall’assessora Vandelli, il PUG di Modena in discussione si prefigge la creazione di un bosco di 700 ha attorno alla città, in particolare tra i fiumi Secchia e Panaro e in area perifluviale (a Marzaglia e alla Fossalta). Il concetto descritto sulla stampa è reso graficamente dagli elaborati del PUG (ST2.1 e STR.2.1.1); per quanto riguarda il collegamento fra Secchia e Panaro, in particolare, si osserva una grande bolla con andamento est – ovest al confine nord del Comune.

L’obiettivo dichiarato è quello di assorbire una grande quantità di CO2 e dare così un contributo alla lotta contro il cambiamento climatico. Non si deve tuttavia dimenticare l’attuale ruolo assolto dalla maggior parte del territorio della fascia periurbana, attualmente destinato all’agricoltura.

“Siamo d’accordo con l’obiettivo complessivo dell’Amministrazione comunale, ovvero la compensazione delle emissioni climalteranti”, commenta Legambiente. “Siamo però dubbiosi sul metodo con cui si vorrà arrivare a questo: se si sottraesse un numero così rilevante di ettari alla produzione agricola, si andrebbe ad assestare un ulteriore colpo alla produzione alimentare locale già danneggiata da decenni di cementificazioni che hanno comportato una notevole perdita di suolo agricolo.”

“In un contesto storico come quello attuale”, prosegue Legambiente, “in cui l’obiettivo generale dovrebbe essere quello di sostenere le produzioni agricole locali rendendole al contempo più sostenibili per il territorio, una trasformazione d’uso da agricolo a forestale rappresenta un sacrificio notevole e immotivatoSi potrebbero ottenere risultati altrettanto efficaci attraverso interventi di messa a dimora di alberi e arbusti nelle aree marginali delle infrastrutture esistenti, lungo la maglia viaria minore, i fossi, i canali e i confini poderali: in questo modo si potrebbe riportare il paesaggio agrario allo stato di 70 anni fa, prima della grande meccanizzazione e della coltivazione estensiva, quando i corridoi verdi e blu che delimitavano gli appezzamenti rappresentavano un presidio per la salvaguardia della biodiversità.”

Un processo di riqualificazione ecologica di questo tipo manterrebbe inalterata la produzione agricola migliorando al contempo le condizioni ambientali dell’area periurbana, bilanciando il microclima locale e proteggendo la biodiversità. Allo stesso tempo si eseguirebbe un intervento di ‘restauro’ del paesaggio agrario, aumentandone la qualità estetica oltre che ecologica. Gli strumenti per lavorare su questo progetto sono noti: accordi, convenzioni, incentivi, tutto già sperimentato in altri territori, a partire dal Parco Agricolo Sud di Milano.”

“Un intervento di miglioramento degli ecosistemi agricoli periurbani dovrebbe peraltro riguardare tutto il territorio comunale, non solo aree limitate”, conclude Legambiente.