Ha trent’anni la legge che disciplina le cooperative sociali, tra benessere sociale e risultati economici

Confcooperative: «Imprese che coniugano benessere sociale e risultati economici»

Senza di loro il welfare locale non esisterebbe. Come si è visto durante le fasi più acute della crisi sanitaria, garantiscono la tenuta del tessuto sociale modenese prendendosi cura dei bambini, anziani, disabili e persone in situazioni di disagio.

Parliamo delle 51 cooperative sociali aderenti a Confcooperative Modena, che oggi hanno celebrato con un convegno i trent’anni della legge che le disciplina: la 381, approvata l’8 novembre 1991 sulla scia di un’esperienza nata negli anni Settanta in diversi campi di cura delle persone e della promozione sociale e lavorativa, in particolare in Emilia-Romagna.

«La cooperazione sociale è un soggetto fondamentale per la realizzazione di un welfare moderno, basato sul principio dell’universalità, libero accesso ai servizi e concorso nella gestione da parte di diverse realtà – ha affermato il presidente di Confcooperative Modena Carlo Piccinini – Siamo disponibili a mettere le nostre esperienze e competenze al servizio di nuovi progetti su welfare, salute di comunità, inclusione sociale e lavorativa anche nell’ambito del Pnrr».

«Le cooperative sociali riescono a coniugare benessere sociale e risultati economici – ha aggiunto Elena Oliva, coordinatrice di Federsolidarietà, l’organismo di Confcooperative Modena che rappresenta le cooperative sociali (in foto) – Il nostro è un lavoro fatto di solidarietà, inclusione, impegno e partecipazione. Pur in condizioni drammatiche, abbiamo garantito il lavoro per le persone fragili. Attualmente le nostre cooperative hanno circa 350 persone svantaggiate in inserimento lavorativo e altre forme di sostegno socio-occupazionale».

Al convegno è intervenuto anche il presidente nazionale di Federsolidarietà Stefano Granata. «In Italia si spende molto per il welfare ma, forse, si investe male. Degli oltre 508 miliardi di spesa pubblica per il welfare, solo 10 miliardi vanno alle spese sociali territoriali – ha detto – Gli investimenti innovativi delle cooperative sociali non sono sufficienti a compensare il gap tra domanda e offerta di servizi. Per cambiare volto al nostro Paese occorre investire di più sui servizi sociali territoriali, riducendo fortemente i trasferimenti monetari e rafforzando i servizi.

Bisogna garantire diritti esigibili strutturando livelli essenziali di servizi sociali da erogare con il privato sociale in tutto il territorio nazionale. Le risorse non mancano», ha concluso il presidente nazionale di Confcooperative Federsolidarietà.