Riforma dello sport: cosa cambia per il Terzo settore?

Un’analisi delle novità introdotte con il correttivo al decreto legislativo n. 36 del 2021, a partire da una maggiore armonizzazione con il codice del Terzo settore. Se ne discute in un approfondimento on line di Cantiere terzo settore, con Francesca Colecchia di Arsea srl, esperta di normativa per il non profit 

La riforma dell’ordinamento sportivo è legge. Dopo una fase di stallo dalla pubblicazione del decreto legislativo n. 36 del 2021, pilastro dell’intera riforma, il correttivo pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 2 novembre è intervenuto sugli aspetti che nella prima stesura risultavano di difficile applicazione. Il quadro, quindi, è oggi piuttosto definito e la sua entrata in vigore è prevista dal primo gennaio 2023: il Ministro Abodi ha però dichiarato che su lavoro sportivo e vincolo sportivo si riserva ancora qualche giorno di riflessione per valutare un eventuale differimento tecnico temporalmente limitato che non modifichi in ogni caso i principi.

Tra le novità introdotte con le ultime modifiche, c’è una maggiore armonizzazione con il codice del Terzo settore. Il correttivo, infatti, evidenzia la possibilità per le organizzazioni sportive di assumere entrambe le qualifiche e, allo stesso tempo, indica agli enti del Terzo settore del mondo sportivo di inserire nello statuto lo “svolgimento stabile dell’organizzazione e gestione di attività sportive dilettantistiche, ivi comprese la formazione, la didattica, la preparazione e l’assistenza all’attività sportiva dilettantistica”. Una corrispondenza tra le due normative che semplifica l’adozione di entrambe le qualifiche e agevola la possibilità di dialogo tra questi due mondi.

Si tratta di un’importante rivoluzione che interessa potenzialmente circa 100.000 tra associazioni sportivo dilettantistiche (Asd) e società sportivo dilettantistiche (Ssd) ma che, alla luce dei correttivi, potrebbe coinvolgere anche migliaia di enti del Terzo settore.

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